
IoT: l’ultimo webinar gratuito su come innovare imprese, servizi e territori
Maggio 20, 2025
IoT per la PA: trasparenza, efficienza e risparmio per i comuni
Maggio 23, 2025Essere presenti a Tipicità Festival per noi vuol dire portare avanti un dialogo con il territorio, costruendo relazioni con chi lo vive, lo valorizza e lo fa crescere. In questa edizione 2025, che ci vede partner tecnologici del Festival, raccontiamo il nostro contributo concreto, portando al centro della scena il nostro impegno per un futuro più sostenibile e consapevole attraverso l’IoT. Perché è proprio l’IoT lo strumento che oggi è la leva concreta per innovare i servizi locali, gestire meglio le risorse e rendere i territori più intelligenti, accompagnando le imprese, gli enti e le comunità verso un futuro più sostenibile e consapevole. Anche nelle filiere della Blue Economy, dove l’innovazione digitale può fare la differenza.
In questa intervista realizzata durante il Festival, la nostra CEO Sara Servili condivide la nostra visione e i progetti che mettono l’intelligenza dei dati al servizio dei territori.
Intervista a Sara Servili, Ceo & Founder di Fìdoka, sull’IoT come leva innovare territori e per affrontare la blue economy
Fìdoka è nata per colmare un vuoto lasciato dai grandi operatori nelle aree interne. Oggi, dopo oltre 20 anni, come si è evoluta la vostra missione e quali sfide affrontate nel mantenere connessi territori spesso trascurati?
In questi anni Fìdoka è sempre stata all’ascolto dei bisogni delle famiglie e delle imprese di Marche e Umbria: il digital divide era un problema e, paradossalmente resta tale. Nonostante gli investimenti, persistono delle zone (le cosiddette Case Sparse, negli Appennini, sulle Alpi, nei nostri territori, ma anche nelle zone periferiche delle grandi città) in cui la connettività performante resterebbe un miraggio se non fosse per l’intervento e l’investimento degli internet provider locali come noi. La nostra missione è evoluta nel tempo e ha portato sul territorio la migliore connettività possibile, sia in Fwa, per la quale abbiamo oltre 350 stazioni base, sia per la Fibra. In più abbiamo scelto di mettere a disposizione negli anni tutto il nostro know how in ambito tecnologico. Abbiamo investito in ricerca e sviluppo e ci siamo aperti alla Tecnologia positiva, ovvero a tutte quelle soluzioni di altissima avanguardia capaci ci fare evolvere le organizzazioni, le imprese e, quindi, il benessere del territorio e delle persone che ci abitano e ci lavorano. Anche in questo campo è nostra intenzione mettere i bastoni tra le ruote al digital divide: dobbiamo fare in modo che i nostri territori e le nostre realtà non restino un centimetro indietro, rispetto agli altri territori, perché questo significherebbe perdere vantaggio competitivo.
Durante il sisma del 2016, Fìdoka è stata tra le prime a ripristinare la connettività per le comunità colpite. In che modo questa esperienza ha influenzato il vostro approccio alla resilienza delle infrastrutture e alla gestione delle emergenze?
Siamo molto orgogliosi del lavoro fatto durante il terremoto. I nostri clienti non sono praticamente mai rimasti senza connettività e abbiamo sostenuto l’intero apparato per consentire a tutti di avere a disposizione la rete che, come è immaginabile, è un bene necessario per la gestione delle emergenze. In linea generale abbiamo sempre puntato molto sulla qualità della nostra assistenza e sulla competenza del servizio tecnico. Non a caso siamo spesso preferiti ad altri provider proprio per la buona reputazione che abbiamo costruito negli anni: la differenza tra noi ed un’altra azienda, magari nazionale, sta proprio nell’approccio tangibile e nella relazione che abbiamo con chi ci sceglie. Abbiamo imparato a dover fare la differenza: non è un caso che abbiamo anche scelto di diventare un’azienda benefit e di aver implementato la nostra specializzazione nell’IoT e nella Cyber sicurezza, tema delicato ed imprescindibile di questo tempo.
Voglio aggiungere che la nostra tempestività, sia in occasione del terremoto che durante il Covid-19, è stata possibile proprio perché siamo un’azienda locale che opera realmente sul territorio: le nostre risorse umane conoscono le persone e la geografia palmo a palmo. Tutti quelli che lavorano in azienda sono professionisti che lavorano in maniera coesa e che amano profondamente questa terra. Li ringrazio per la passione e per lo sforzo che hanno messo nella gestione delle emergenze e che mettono ogni giorno.
Oggi la connettività è diventata centrale nella vita quotidiana a 360° (sia a livello professionale che personale). Spesso è considerata un “sostituto” delle relazioni sociali “dal vivo”. Tu come la pensi? Quali aspetti reputi positivi e quali andrebbero gestiti con cautela?
Viviamo onlife, per questo credo e sostengo l’utilizzo della rete in maniera consapevole.
È opportuno conoscere ed utilizzare internet come strumento di vantaggio e conoscenza e, allo stesso tempo, riuscire ad avere consapevolezza dei limiti e delle problematiche che può portare. Prestiamo particolare attenzione ai giovani cercando di spiegar loro, anche attraverso la nostra comunicazione, che la rete deve essere maneggiata con cautela, perché può essere un’arma estremamente pericolosa. In linea generale abbiamo sempre invogliato le persone a non abusare e a curare le connessioni autentiche, relazionali, digitali e non. La comunità per noi ha ancora un enorme ed insostituibile valore. Internet, così come in generale tutta la tecnologia devono essere un ponte e non un isolante. Per questo è fondamentale a sentirsi vicini, quando si è fisicamente distanti, ma non può e non deve sostituire il piacere della relazionalità sociale.
Dalla tracciabilità del pescato alla sensoristica marina, la Blue Economy è investita appieno dalla digital transition. Secondo te, le sfide tecnologiche più urgenti da affrontare nel contesto della Blue Economy? Quali sono le applicazioni IoT più promettenti che stai osservando (o sviluppando)?
La Blue Economy sta offrendo sicuramente tantissime opportunità e ne offrirà ancora in futuro, grazie soprattutto all’utilizzo delle nuove tecnologie, tra cui l’IoT, la Blockchian, la sensoristica. Molte sono le sfide da affrontare: l’ambiente marino è ostile ed è per sua natura distante dalle infrastrutture digitali: va da sé che è necessario irrobustirle per offrire una copertura maggiore. Un’altra sfida è quella legata alla gestione e all’integrazione dei dati: la Blue economy ce ne fornisce moltissimi, ma provengono da fonti differenti e sono strutturati in modi diversi. Sarebbe fondamentale per avere informazioni utili e utilizzabili, poter integrare queste informazioni (Big-data), ma non è una ipotesi di facile attuazione. Non ultima sfida è quella legata alla cybersecurity: se cresce la digitalizzazione aumentano anche i pericoli, questo va detto. Purtroppo, la cultura digitale non è ancora nel pieno della fioritura in tutti gli ambienti di impresa. Noi, come Fìdoka, tra l’altro, riteniamo che il problema della sicurezza digitale riguardi tutte le tipologie di aziende, da quelle micro a quelle grandi; quindi, stiamo lavorando proprio per garantire soluzioni su misura ad ogni tipo di esigenza.
Inoltre, è necessario che la transizione digitale nella Blue economy si prefigga l’innovazione coniugata al rispetto dell’ambiente. Tra le applicazioni promettenti che sto osservando c’è sicuramente la sensoristica diffusa utilmente progettata anche per gli ambienti marini, sebbene si stia ancora studiando come ottimizzarla al meglio. Un prodotto che mi ha affascinato è proprio quello che consente la tracciabilità del pescato: grazie alle tecnologie IoT e alla Blockchian è possibile seguire pesce per pesce, dal mare alla tavola. Un’innovazione che può essere utilizzata anche per altre filiere. Per quello che mi riguarda è importante intervenire sulla robustezza delle comunicazioni, affinché si possa aumentare la sensoristica nei porti e in tutti i luoghi in cui è fondamentale integrare la gestione degli accessi, delle emergenze, della gestione della luce, della videosorveglianza, degli allarmi. Queste sono tutte cose su cui stiamo investendo perché possono dare molto alla Blue economy e non solo.
In ambito di economia blu, uno dei temi centrali degli ultimi anni è quello dei “Porti intelligenti”, Fìdoka in questo senso ha sviluppato una tecnologia innovativa per il porto di Ravenna. Quale tecnologia avete implementato?
Fìdoka si occupa da anni per il porto di Ravenna di sviluppare e mantenere una rete convergente di comunicazione in grado di fornire il supporto a tutto quello che è videosorveglianza, controllo accessi e gestione all’illuminazione pubblica. Abbiamo implementato anche tantissima sensoristica diffusa, dai correntometri, al monitoraggio dell’aria, della temperatura, della pressione atmosferica. Garantiamo connettività alle telecamere termiche utilissime per l’individuazione di uomini in mare e abbiamo implementato il porto di avvistatori visivo-acustici. Si tratta di un sistema di avvistatori disposti sulle banchine, le quali, come sappiamo sono aperte al pubblico. Nel caso di maltempo o di emergenza c’è la necessità di sgombrarle e di chiuderle velocemente. Il nostro sistema consente di azionare la chiusura attraverso gli avvisatori da remoto o in loco da parte delle autorità preposte. I sensori, producendo un allarme sonoro e un lampeggiante, attivano la procedura della chiusura di accesso in diga in totale sicurezza. Inoltre, questo sistema è completamente autonomo, non richiede né connettività IP né fornitura elettrica. È così riproducibile in qualsiasi ambiente. Garantiamo così una maggiore utilizzabilità del porto avendo cura della sicurezza delle persone.
C’è una tecnologia, oggi considerata “di nicchia” ma che secondo te diventerà centrale nei prossimi anni?
L’IoT che è una tecnologia idonea anche alla blue economy perché non ha bisogno di grosse infrastrutture e ha performance formidabili sulle lunghe distanze. I sistemi IoT hanno certamente bisogno di ulteriore sviluppo per capire, per esempio, come essere gestiti in mare aperto, ma sono assolutamente certa che avrà un grande ruolo nello sviluppo di settore.
Nell’ambito di Tipicità in Blu si svolgerà la seconda edizione di The Blue Way Hackathon, focalizzato sulla nautica. Se dovessi lanciare tu una call to action a studenti e giovani imprenditori digitali, quale sarebbe?
Penso che la nautica non debba solo diventare ‘più comoda’ o ‘più veloce’. La vera sfida è rigenerare il rapporto tra uomo e mare. Servono idee capaci di far diventare la nautica parte della soluzione, non del problema. Proporrei di immaginare la nautica non solo eco-sostenibile ma che possa aiutare a migliorare il nostro ambiente. Servono porti in grado di produrre energia pulita, imbarcazioni capaci di tutelare l’ecosistema, tecnologie che attraverso il mondo nautico proteggano lo straordinario patrimonio marino. Questa sarebbe la mia call to action.